Pupilla, sonno non-REM e memoria: cosa rivelano le sue variazioni per il cervello (e per la vista)
La pupilla non è solo un diaframma che regola la luce: le sue micro-variazioni raccontano come il cervello apprende e tutela la memoria.
Ricercatori della Cornell University hanno collegato la dinamica pupillare a fasi precise del sonno non-REM, quando i ricordi recenti vengono stabilizzati.
Ad attirare la nostra attenzione relativamente a questo studio è un articolo pubblicato su leganerd.com
Nei modelli animali, con elettrodi cerebrali e micro-telecamere, la contrazione pupillare segna il trasferimento di nuove informazioni verso la memoria a lungo termine.
In un’altra sottofase, la dilatazione è associata al richiamo di memorie più vecchie: il cervello alterna nuovo e “archivio” per evitare interferenze.
Questo ritmo impedisce la cosiddetta “dimenticanza catastrofica”, cioè la sovrascrittura dei ricordi precedenti durante l’apprendimento di contenuti nuovi.
Il sonno non-REM, quindi, non solo consolida ma organizza: separa le tracce mnestiche su scale temporali diverse e ne ottimizza l’integrazione.
Comprendere questi meccanismi può guidare interventi su memoria e attenzione, oltre a migliorare i disturbi del sonno con ricadute sulla performance visiva.
Il sonno REM resta cruciale per creatività ed emozioni, ma è il non-REM a “mettere ordine” nella libreria dei ricordi.
In prospettiva, algoritmi ispirati a questo alternarsi potrebbero rendere l’intelligenza artificiale più stabile quando apprende dati nuovi.
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